Da quando, il 9 gennaio, le autorità cinesi annunciarono che l’agente eziologico di decine di casi di polmoniti atipiche a Wuhan era un nuovo ceppo di Coronavirus, della stessa famiglia dei responsabili della SARS del 2003 e della MERS del 2012, sembra trascorso moltissimo tempo. Già il 31 gennaio, il giorno dopo le indicazioni di massima dell’OMS per minimizzare il contagio, il Governo italiano ha proclamato lo stato di emergenza per 6 mesi, ma il virus non si conosceva ed era ampiamente sottovalutato: si ricorderà il diverbio fra il prof. Burioni, che invocava misure stringenti e la prof.ssa Gismondi per la quale era «una follia» scambiare «un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale», ripresa dalle trasmissioni TV di F. Fazio e di B. Vespa con un’informazione contraddittoria che ha rallentato l’applicazione delle misure di isolamento.